di Gaia Agnelli - foto Giuseppe Lorusso

La storia di "Vito delle bombole" e del vecchio mestiere di portare il gas nelle case dei baresi
BARI – Sono rimasti in pochi e continuano a consegnare e montare le bombole del gas nelle case di chi ancora le utilizza. Sono i “bombolai”, figure che svolgono un mestiere nato negli anni Cinquanta, quando questi pesanti recipienti entrarono nelle abitazioni di tutti per riscaldare gli ambienti e cucinare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un lavoro oggi poco richiesto, visto che ormai la stragrande maggioranza delle abitazioni sono allacciate alla più comoda e sicura rete del gas metano, ma non del tutto scomparso. Ci sono infatti zone di Bari, come il centro storico, nei cui “sottani” si continuano a utilizzare le più economiche bombole del gpl.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ed è proprio nella città vecchia che opera uno degli ultimi bombolai sopravvissuti: il 62enne Vito Fiore, il quale, come faceva il padre Nicola, ogni giorno trasporta a domicilio il gas richiesto. Siamo dunque andati a trovare il signore, che opera in un locale di strada Angiola, nei pressi di Largo Chiurlia. (Vedi foto galleria)

Eccoci dunque davanti all’entrata della bottega di “Vito delle bombole”, introdotta da un’insegna che recita “Fiore gas-dal 1950”. «È questo infatti l’anno in cui il mio papà, appena ventenne fondò questa attività», dice il gestore che ci dà il benvenuto accanto al suo Ape verde con il cassone carico di cilindri neri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’uomo ci invita a entrare e, mentre prende un’ordinazione usando l’agenda sulla quale riporta orario e indirizzo delle consegne, ci guardiamo intorno per dare un’occhiata al vecchio negozio: una piccola stanza sui cui muri scrostati sono appesi ferri di cavallo e crocifissi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Vito, una volta messo giù il telefono, riprende la storia del papà.  «Veniva chiamato Coline de le carvune, perché prima di vendere il gas, all’età di 15 anni smerciava carbone - spiega il 62enne -. Con l’avvento del gpl si trasformò poi in Coline de le bombole, andando ad affiancarsi ad altri venti commercianti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

All’epoca infatti non esisteva la rete del metano e ogni famiglia aveva il suo “bombolaio” di fiducia che interveniva quando c’era un problema di riscaldamento o correva in soccorso quando sul più bello il gas finiva. «Soprattutto la domenica - afferma il signore -, quando durante i ricchi pranzi, tra una pietanza e l’altra, il combustibile terminava. Mio padre oltre a servire diverse abitazioni era il fornitore delle suore “Figlie di Sant’Anna” in strada San Bartolomeo, oltre che dei vigili urbani in largo Chiurlia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Ad affiancarlo c’era la moglie Angela, che riconosciamo in diverse foto conservate nel locale. La signora è ancora in vita e abita insieme a Vito in un appartamento di strada Angiola. Fu tra le prime donne a Bari a lavorare in un settore prettamente maschile e si occupò sin dall’inizio di gestire le prenotazioni e i rapporti con la clientela. In tutto questo badava anche ai cinque figli che crebbe all’interno del negozio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dopo la morte di Nicola, avvenuta nel 1996, a condurre il negozio ci pensarono proprio due dei figli: Vincenzo e Vito. «Mio fratello però è morto un anno fa - ci dice Fiore – e così ora sono da solo a portare avanti l’attività di famiglia, che è in gestione a una concessionaria di gas pugliese. Continuo a servire i nostri storici clienti, visto che a Bari Vecchia (dove il metano è arrivato solo a partire dal 2006) in tanti continuano a preferire l’economico gpl al più caro allaccio all’impianto. Certo, il lavoro è diminuito: sono infatti rimasto l’unico nel centro storico a fare questo mestiere». 

Un lavoro che è abbastanza duro. «Capita di dover trasportare la merce su per le scale in edifici non dotati di ascensore - confessa Vito -. Parliamo di pesi non indifferenti, anche 30 chili. È vero che oggi per muovermi all’interno della città uso il comodo treruote o degli scooter dotati di “porta bombole” dietro la sella. Pensare che mio padre all’inizio usava la bicicletta: solo in seguito si dotò di un motorino, un mezzo che ancora conservo fuori dal locale».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Bombole che devono essere maneggiate da mani esperte. «Una volta portate all’interno dell’abitazione - spiega l’uomo - armato di chiave inglese collego la bombola al tubo del gas a sua volta allacciato al piano cottura o alla caldaia. Si tratta di manovre delicate, soprattutto un tempo quando si passava un fiammifero accesso sull’attacco alla ricerca di eventuali perdite: piccoli trucchi di un mestiere che nessuno vuole fare più».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica di Giuseppe Lorusso)


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Gaia Agnelli
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  • Luigi - Lo facevo pure io


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